a cura di
Vito Stano
In
questa nuova stagione del blog, rinato con un nuovo dominio che riporta
direttamente al sottoscritto, ho ideato un viaggio virtuale (per restare in
tema di chiusure-covid) dettato da un file rouge fotografico in giro per
il continente europeo. La fotografia,
quella autoprodotta in una serie di reportages
mai pubblicati, è stata la molla che ha fatto scattare l’interesse a scovare e
proporre a qualche expat di
raccontare la propria esperienza di vita all’estero. Curiosità figlia della mia
breve esperienza all’estero e, soprattutto, dell’insaziabile desiderio di
conoscenza, diretta e indiretta, di quel luogo geografico e soprattutto relazionale
che è l’Unione Europea, a sua volta esperienza storico-giuridico unica al
mondo. L’idea di incontrare, via web, le menti e le braccia emigrate in quell’altrove
europeo è dunque un modo per tornare a sentirci vicini, provando attraverso la
conoscenza dell’Altro a ricucire le ferite inferte dalla scarsa o pessima
informazione e scadente conoscenza dei nostri partner europei.
Questo
viaggio inizia con la conoscenza di Roberta dall’Irlanda. A lei un
ringraziamento speciale per la sua disponibilità e la voglia, dimostrata, di
condividere la sua esperienza di vita. Buon viaggio.
Chi è Roberta, come mai vivi
in Irlanda? Da quanto tempo vivi e in che città vivi? Perché hai scelto
l’Irlanda, c’erano ragioni particolari o hai seguito qualcuno che era già lì?
Ciao
Vito, sono Roberta D’Alessio, nata a Bari, ma cresciuta a Cassano delle Murge.
Studente della scuola di Dottorato di Ricerca, presso l’Università College di
Dublino. Di me posso dirti che sono il prototipo della persona del sud, legata
alla famiglia e agli affetti, ma con il bisogno di scoprire e conoscere.
Quest’ultimo aspetto del mio carattere mi ha portato a trasferirmi in varie
città, Italiane e non, e successivamente ad intraprendere il mio percorso di
studio e lavoro. Mi sono trasferita in Irlanda a novembre del 2019, grazie
appunto all’università, ed esattamente abito a Fermoy, nella contea di Cork, in
cui si trova la sede del centro di ricerca in cui svolgo la parte pratica del
mio dottorato.
Com’è la vita dal punto di
vista economico e professionale?
L’Irlanda
è il paese più costoso d’Europa. Se si vuol vivere in questa nazione bisogna
ben chiarire che ogni cosa ha un costo, alle volte eccessivo. Da studente
borsista, ti posso dire che un terzo del mio “stipendio” serve solo per
l’affitto, bollette escluse. Se poi si aggiungono i costi della spesa
settimanale, e i costi di un mezzo di trasporto, la situazione diventa
abbastanza grave. E tanto per chiarire, la mia borsa di studio, frazionata nei
dodici mesi, è l’equivalente del minimum
weidge, tasse escluse, in Irlanda, ossia del salario a ore minimo garantito
per un adulto con età superiore a 20 anni.
Molti
lavori però ti permettono di avere stipendi più alti (si parla da 34.000 euro
l’anno in su, arrivando anche a 52.000 euro) da operai o normali lavoratori.
Insomma dipende in quale settore si lavori e in quale industria.
Per
la professionalità la situazione varia a seconda del posto di lavoro. Ti posso
dire che gli irlandesi, da quello che ho notato anche grazie alle storie
raccontate dai miei amici, sono molto gelosi del proprio posto di lavoro, e
molte volte, la professionalità va a farsi benedire. Ho anche notato che la
meritocrazia c’è, ma varia al variare dell’azienda e della cittadinanza del
lavoratore. Insomma, se sei irlandese e sei bravo nel tuo lavoro è possibile tu
venga promosso molto tempo prima rispetto ad uno straniero bravo nel suo
lavoro.
La vita sociale è ricca o
sconti la condizione del migrante? Frequenti altri italiani lì? Come
definiresti il tuo livello di integrazione nella comunità di residenza?
Piccolo
appunto prima di rispondere. Io abito a Fermoy, cittadina di, circa, 6500
individui, in cui si trova una delle sedi del centro di Ricerca e Sviluppo
Ministeriale ‘Teagasc’ (posto in cui svolgo il dottorato). La cittadina è
abituata a studenti e ricercatori e lavoratori provenienti da ogni parte del
mondo (ti basti pensare che solo nel mio team di ricerca siamo irlandesi,
italiani, francesi, spagnoli, portoghesi e indiani).
In
questa cittadina non si ha la condizione del migrante, bensì c’è interesse nei
confronti della persona, della sua storia, straniera o meno. La
vita sociale in Irlanda, varia al variare della città. Ovviamente, se ti trovi
da solo a Dublino centro città, dove ci sono gruppi di turisti e pochi
residenti, è facile che tu rimanga solo, mentre nelle piccole cittadine è
facile fare amicizia e far gruppo, e anche qui, la tua nazionalità non è
importante. Personalmente io frequento solo altri due Italiani qui in Irlanda,
ma sono in contatto tramite social media con la comunity. In verità trovo che in questi gruppi gli italiani siano molto più ghettizzanti e
selettivi degli irlandesi stessi.
Che lavori svolgi?
Io
sono uno studente della scuola di Dottorato di Ricerca ad UCD (University
College of Dublin). Più precisamente svolgo il mio dottorato di ricerca presso
la Scuola di Scienze Mediche Veterinarie e il Dipartimento di Sviluppo
Suinicolo (PDD) del centro di ricerca ministeriale Teagasc, in Moorepark. In
generale mi occupo di benessere animale e nello specifico di legislazione
europea e osservanza della stessa.
Parlavi già inglese o l’hai
imparato vivendo lì? Com’è l’inglese che si parla in Irlanda?
Prima
di trasferirmi in Irlanda abitavo a Bristol, nel Regno Unito, dove lavoravo, in
più avevo conseguito il certificato ESOL British Institute con un livello C1 in
Italia, quindi fortunatamente avevo quello che pensavo fosse un buon livello.
Una volta in Irlanda mi sono ricreduta.
Purtroppo
qui l’accento è così particolare che posso assicurarti che durante il mio primo
mese qui ho passato più tempo a chiedere di ripetere le domande che a
rispondere a queste. Ad oggi ho ancora difficoltà a comprendere persone con un
accento irlandese importante.
La comunità italiana è
presente e visibile come in Inghilterra?
Esattamente
come in Inghilterra, anche qui la comunità italiana è presente ed è
visibilissima, ma questo ho avuto modo di notarlo in ogni città abbia visitato
o vissuto. Ti posso assicurare che siamo ovunque, noi e gli spagnoli.
Cosa pensi della situazione
venutasi a creare a seguito della Brexit? Immagino che tu abbia avuto notizia
degli scontri e delle minacce registrate a Belfast, l’Irlanda del Nord (Ulster)
non è lontana. Qual è il feeling tra i cittadini degli irlandesi?
Purtroppo
qui i problemi riportati dalla Brexit sono molteplici e sono stati colpiti più
settori, il primo tra tutti quello agricolo-zootecnico, che è uno dei maggiori
settori qui in Irlanda. Tra la Brexit e il Covid ci sono stati ribassi e
perdite sostanziali nell’economia nazionale in generale, mentre rialzi per
tutto ciò che riguarda le spese di spedizione per tutto ciò che riguarda la
spesa on-line.
Ovviamente
anche noi abbiamo avuto notizie degli scontri a Belfast, ma i commenti fatti da
irlandesi doc (i puri) sono stati particolari (per modo di dire).
Con
chiunque io abbia parlato, a partire dalle mie coinquiline irlandesi,
continuando con vicini di casa, amici e così via, i sentimenti variano dal
disinteresse alla contentezza per le ripercussioni in Irlanda del Nord. E
quando chiedi motivazioni ti spiegano che, in generale, un irlandese della
Repubblica di Irlanda odia e viene odiato dai britannici abitanti dell’Irlanda
del Nord e questo è un odio storico.
A proposito di Brexit, a
differenza degli italiani residenti (o coloro che immaginavano di emigrare in
Inghilterra o sul resto del territorio britannico), in Irlanda non avete avuto
e non si prevedono ripercussioni dal punto di vista giuridico. L’Irlanda è
Unione Europea e i cittadini europei non subiscono discriminazioni in temi di
diritto. Cosa pensi della situazione venutasi a creare in terra inglese?
Lascia
che ti dica che pre o post Brexit in Inghilterra per i cittadini italiani e/o
europei l’unica cosa che è cambiata è il tempo necessario da passare nello
stato per ottenere la cittadinanza. Prima della Brexit credo fosse sei anni,
dopo credo sia salito a 8 o 9 anni.
I
diritti rimango gli stessi.
Te
lo dico per esperienza, avendo lavorato in Inghilterra quando questa era ancora
in fase di uscita dall’Unione Europea con a capo del Gabinetto Teresa May, e
l’inizio del mandato di Boris Johnson. Pre Brexit, l’idea generale era quella
di trasferirsi in Inghilterra e poi cercare lavoro (cosa che funzionava in
pochissimi casi già da allora), mentre adesso si è iniziato a capire che
bisogna partire già con un contratto in mano, specialmente perchè richiesto
alla dogana. In un intervista fatta a Johnson a fine anno scorso è stato ben
chiaro che si sarebbe continuato ad assumere stranieri anche dopo la Brexit.
Non credo ci siano ripercussioni dal punto di vista giuridico, sia in
Inghilterra che in Irlanda, perlomeno i miei amici italiani lavoratori in
questi Paesi non stanno subendo nulla, se non stress per via della situazione
Covid.
Esiste il tema
riunificazione delle due Irlanda (Eire e Ulster) nel dibattito pubblico
irlandese o una questione dibattuta ai più alti livelli politici?
Ci
sarà sempre un dibattito a livello politico per tale situazione, ma lo stesso
vale per la Scozia che vuole staccarsi dall’Inghilterra. Da straniera in terra
irlandese pensavo che anche qui gli irlandesi ambissero alla riunificazione,
invece mi sto ricredendo.
Da
quello che ho capito sembra ci sia un profondo rancore e disprezzo da parte dei
cittadini della Repubblica nei confronti dei cittadini dell’Ulster e viceversa. Da
quanto ne so, in Irlanda del Nord e, in particolare in alcune cittadine o aree
delle città o anche solo in alcuni pub è vietato l’acceso agli irlandesi della
Repubblica.
In
aggiunta, purtroppo il problema della riunificazione non si pone solo a livello
governativo, ma anche a livello religioso. Le chiese Cattolica e Protestante
sono antagoniste tra loro, specialmente in Irlanda del Nord, e in più hanno
molta influenza a livello territoriale in tutta Irlanda. La chiesa Protestante
vede la necessità di rimanere nel Regno Unito, per non perdere fedeli e potere.
Pensi che ritornerai in
Italia prima o poi? E se si, nel tuo paese d’origine o in un'altra regione?
Come vedi la situazione italiana da lì su?
Ci
tengo a sottolineare che amo il mio Paese, il nostro clima, il nostro cibo e la
nostra storia. In Italia puoi trovare tutto ciò che ti è necessario per vivere
serenamente in un raggio di azione di pochi chilometri, ma non so se tornerò
mai in Italia. Sono stata cresciuta con un profondo insegnamento, «dove c’è
lavoro c’è casa», pertanto il rientrare in patria non è per me una priorità.
In
più, viaggiando e vivendo in altre cittadine, italiane e non, ho compreso che
la nostra Nazione, per quanto bella sia, sia mentalmente incolta, retrograda e
chiusa, e non solo per quanto riguarda il mondo del lavoro (ovviamente parlo
anche al Nord).
Ovviamente
tornerei in Italia se mi venisse offerto il posto di lavoro a cui sarebbe
impossibile rifiutare, e quindi non necessariamente nella mia terra di origine. L’Italia
vista dall’estero non è un esempio da seguire. Nelle testate nazionali
irlandesi e inglesi dell’Italia se ne parla ben poco, ma quando accade è sempre
denigrante. Secondo le testate danesi (il mio ragazzo è danese e gentilmente mi
tiene aggiornata), noi Italiani non siamo in grado di fare nulla, e anzi, non
siamo apprezzati per via del nostro debito pubblico che loro devono aiutarci a
pagare.
Visti dall’estero noi
italiani siamo boriosi, spocchiosi, egocentrici, ignoranti e il nostro Paese è
ritenuto, tra i giovani, come il luogo da visitare per via del facile accesso
alla droga.