Il
paesaggio pugliese, nelle sue diverse articolazioni, è certo il prodotto di un
rapporto millenario tra le 'genti vive'
che lo hanno abitato e l’ambiente. Tale rapporto non è stato sempre lineare,
anzi, soprattutto negli ultimi decenni, gli interventi umani hanno provocato
notevoli squilibri fino a compromettere, in forme irreversibili, ampie aree del
territorio, sia interne che lungo la costa. Tuttavia, esso rappresenta, ancora
oggi, un giacimento straordinario di saperi e di culture urbane e rurali che
possono contribuire a produrre nuovi equilibri, a rinnovare le modalità di
vivere e di abitare, a lanciare la sfida ai miti omologanti della
globalizzazione economica.
È
in questa direzione che il Piano paesaggistico regionale si è mosso, al fine di
definirne le regole d’uso e di trasformazione da parte degli
attori socioeconomici che si propongono di garantire la riproduzione durevole
del patrimonio; per porre le condizioni normative e progettuali per la
costruzione di valore aggiunto
territoriale come base fondativa di uno sviluppo endogeno e
auto-sostenibile. Il Piano non costituisce soltanto una
revisione o aggiornamento del PUTT/P vigente, ma un nuovo piano paesaggistico,
in quanto tiene conto della Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000) e,
soprattutto, si è imposto di adeguarsi al Codice dei Beni Culturali e del
Paesaggio al fine di coniugare la tutela
e insieme la valorizzazione dell’intero
territorio regionale. Gli argomenti trattati, a
partire dal concetto di 'coscienza di luogo', sono lo stop al consumo di suolo,
all’edificazione selvaggia e all’occupazione delle coste, la mobilità lenta, il
patto con i produttori di paesaggio, la definizione dei margini urbani e la
integrazione delle periferie con la campagna, dare dei limiti e delle regole
all’edificazione negli ambiti rurali, alle infrastrutture stradali, alla
istallazione indiscriminata di impianti da fonti alternative, alla
localizzazione delle discariche, ecc...
Il PPTR, nonostante la
caparbietà e la convinzione dell’Assessorato regionale, ha dovuto fare dei
compromessi, per così dire, con la real politik, ma sempre nei limiti della
dignità e delle mediazioni ammissibili. Dopo un lungo periodo di lavoro,
condotto con perizia da una équipe di specialisti coordinata da Alberto
Magnaghi, il Piano è stato adottato dalla Giunta regionale il 2 agosto 2013, a
seguito dell’avvenuta approvazione da parte del Ministero per i Beni Culturali.
Il termine utile per far pervenire eventuali osservazioni è fissato per il 4
novembre p.v. Il Piano, oltre ad essere stato presentato in numerosi incontri
in tutta la regione è consultabile on-line sul sito regionale da circa tre anni
(www.paesaggio.regione.puglia.it).
Solo in vista di tale
scadenza, però, il dibattito sembra essere improvvisamente scivolato in un cono
d’ombra che alimenta poteri e interessi equivoci e che rischia, come molte
volte è accaduto in passato, di inficiare un progetto di grande rilievo per il
futuro della Puglia. L’attacco a cui è
sottoposto oggi, al di là di coloro che non hanno neppure letto e studiato
attentamente il Piano, è l’attacco di chi difende diritti acquisiti per
consuetudine, ma non per legge, sull’edificabilità dei suoli. Ancora più grave
risulta l’alleanza trasversale della destra con esponenti del PD che,
probabilmente, non hanno trovato “posto” nel rimpasto e che oggi scelgono il
Piano come argomento populista per una personale campagna elettorale e
strumentale contro il governo regionale.
I problemi, allora, sono
quelli di sempre. Le solite corporazioni forti che difendono i propri interessi
speculativi, in barba alle necessarie tutele dei 'beni comuni'. Le pressioni sono tutte
incentrate sull’ammorbidimento delle tutele e sulla riduzione delle categorie
di beni tutelati. Si vorrebbe, per esempio, che vengano fatte salve tutte le
previsioni possibili ed immaginabili di PRG, Piani di fabbricazione e Piani di
lottizzazione anche degli anni ’70, quando le aspettative di espansione erano
sovradimensionate rispetto alle reali esigenze.
Il tentativo di erodere il
PPTR si accompagna a una certa ignoranza normativa. Tra le categorie di beni
più contestate ci sono i pascoli e i boschi, che però sono un bene statale ex
lege, definito dalla legge nazionale n. 227/2001. Tutte le aree che rientrano
nella definizione di 'bosco' esistono da prima del PPTR e ci sembra
un'operazione ambigua e sleale mettere in discussione quanto già normato,
instillando nell'opinione pubblica dubbi su quanto le leggi stabiliscono senza
remore da tempo.Tra l’altro, nella definizione anche le aree a bosco percorse
da incendio sono considerate vincolate. Così come tutte le aree che sono state
rimboschite con alberi forniti dalla forestale. Certo il PPTR non è uno
strumento infallibile. Esso, tuttavia, ha cercato di mettere ordine a tutta la
vincolistica regionale in modo trasparente, cercando di ridurre la
discrezionalità di interpretazione di cui anche le Soprintendenze hanno goduto
fino ad oggi. E questo nell’intento di dare regole chiare a tutti. Il Piano è comunque
pensato per essere completato in sede di adeguamento dei Piani comunali, visto
che è prettamente su base locale che si possono approfondire le conoscenze,
delineare la programmazione della salvaguardia paesaggistica, concretizzare le
scelte di valorizzazione del patrimonio.
Il Piano, tuttavia,
rappresenta un solido contenitore entro cui inquadrare la programmazione
comunale. Ne indica le linee guida e le modalità della loro esecuzione, riservandosi
il compito del controllo. Esso inoltre permette di sfumare i confini tra le
aree già protette, come i Parchi Nazionali, e il resto del territorio, che
viene per certi versi riunificato nel segno della tutela e della valorizzazione
dell'intera regione. Molte associazioni
lamentano lacune nella individuazione dei beni culturali identificati dalle
Università pugliesi. Per ovviare, è sufficiente proporre una segnalazione del
bene ritenuto di pregio e la cartografia di individuazione dei beni da tutelare
verrà integrata, poiché essa è, a differenza di prima, dinamica. Il Piano è
aggiornabile nei siti da tutelare senza comportare i passaggi burocratici di
adeguamento del Piano stesso.
Sarebbe, perciò, opportuno
che associazioni, tecnici o cittadini organizzino tavoli di lavoro, propongano
ulteriori tutele e alimentino il dibattito in difesa del Piano paesaggistico.
Finora le spinte sono state quasi tutte in detrazione e non in aggiunta; non si
è preso coscienza che il PPTR invece apre ricche possibilità di sviluppo
economico, culturale, antropologico che vanno riconosciute da parte degli
attori sociali, valorizzate e praticate nel quadro della protezione dei beni
comuni. Riteniamo le comunità organismi complessi che non possono essere
rappresentate solo dalle giunte, dai sindaci e dalle corporazioni. Il dialogo è necessario al
fine di favorire una presa di coscienza critica delle comunità pugliesi e
rendere possibile un futuro durevole per tutti, oggi e per le future
generazioni.
Gli aderenti:
Centro studi Torre di Nebbia
Comitati Alta Murgia (CAM) di Altamura, Andria,
Bitonto, Corato, Gravina, Grumo Appula, Ruvo, Santeramo
Movimento Nonviolento - Puglia
Associazione La Mancha
(Ruvo)
Glooscap - Visioni contemporanee - Molfetta
Associazione Radici (Ciclomurgia) - Trani
Associazione
La Gravinella - Santeramo
Associazione ‘Comunità di Fornello’ -
Altamura
Teatro
Minimo - Andria
Associazione culturale Uzakistan
(fonte Movimento Nonviolento - Puglia)
Complimenti per l'articolo!. Grazie
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