Campo dei missili - Cassano delle Murge, via Adelfia Foto Archivio Vito Stano © 2012 |
di Vito Stano
21.06.2013
Il 15 marzo scorso Murgiambiente scriveva delle servitù militari ancora vigenti nell'area del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Gli articoli di quei giorni convisero il presidente del Parco Cesare Veronico a fare delle puntualizzazioni e a promuovere un dialogo con le forze politiche al fine di demilitarizzare l'area della Murgia barese. Diversi sono stati gli appelli e le chiamate del presidente Veronico; proprio di qualche giorno fa l'ultimo, che pubblichiamo integralmente di seguito, in occasione dello smantellamento delle basi missilistiche note come 'campi dei missili'. Nell'immagine in alto una delle tre torrette ancora integre del campo dei missili sito in territorio di Cassano delle Murge.
di Cesare Veronico
presidente Parco Nazionale dell'Alta Murgia
Cinquant’anni fa, il 21 giugno 1963, veniva ordinato lo
smantellamento delle basi di missili a testata nucleare IRBM ‘Jupiter’
installate nel nostro territorio nel pieno della guerra fredda, scongiurando il
timore di un conflitto nucleare. L’Alta Murgia è stata sede e continua ad
ospitare gli scheletri di cemento di alcune di esse. Nelle stesse ore è ancora
di grande attualità il tema del disarmo, come confermato dal recente appello
del presidente Barack Obama per la riduzione degli armamenti nucleari.
Quest’occasione è più che opportuna per sottoporre
all’attenzione dell’opinione pubblica una questione non più eludibile che
riteniamo di primaria importanza per il futuro del Parco Nazionale dell’Alta
Murgia e di tutto l’altopiano.
Nella primavera che si è appena conclusa il Parco è stato
sede di un’esercitazione militare, per molto tempo “a fuoco”, durata diverse
settimane, che ha visto lo spiegamento di ingenti mezzi e di circa 3.000
soldati, con l’impiego di notevoli risorse finanziarie e logistiche. L’esercitazione
si è svolta in un periodo molto delicato per gli equilibri ecologici che si
instaurano nelle fasi biologicamente significative quali quelle della
riproduzione e dell’allevamento della prole della fauna selvatica e della
ripresa del periodo vegetativo della flora del Parco. Ha inoltre determinato
spiacevoli conseguenze per la fruizione del Parco: numerosi visitatori sono
stati impossibilitati ad accedere a luoghi di interesse naturalistico,
archeologico e paesaggistico a causa della presenza di militari impegnati sul
campo che, per ovvi motivi di sicurezza, hanno precluso gli accessi sulle
strade carrabili. Ed ancora, il disturbo arrecato alle attività economiche
agro-zootecniche nel Parco, con perdita di reddito ed implicazioni anche a lungo
termine per allevamenti costretti a spostarsi ovvero a restare immobilizzati
sotto i tiri incrociati di artiglieria, ci viene confermato da continue denunce
di chi nel Parco opera e vive.
Riteniamo che la presenza dei poligoni di esercitazione
delle Forze Armate nel Parco sia incompatibile con le sue finalità e riteniamo,
altresì, che sia necessario individuare aree alternative per lo svolgimento di
tali attività al di fuori delle aree naturali protette in tutto il territorio
nazionale. Questo giudizio, espresso nel pieno riconoscimento del lavoro
quotidiano delle Forze Armate, non è maturato per l’occasione ed è stato
ribadito nel corso dell’ultima riunione della Comunità del Parco (l’Assemblea
degli Enti territoriali che afferiscono al Parco) alla presenza dei
rappresentanti della Regione Puglia, delle Province Bari e BAT, dei 13 Comuni e
dei Parlamentari del territorio del Parco.
A seguito di tale riflessione, la stessa Comunità,
presieduta dal Presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, ha posto
in essere una serie di iniziative politiche su più livelli, dalle
Amministrazioni comunali al Parlamento, incaricando il sottoscritto ed alcuni
suoi componenti di chiedere specifici incontri ed audizioni. In particolare è
stato deciso di chiedere un’audizione al Comitato Misto Paritetico (Co.Mi.Pa.)
Forze Armate-Regione Puglia che, tra i suoi componenti, non prevede quello
dell’area naturale protetta interessata da servitù militari e da poligoni
addestrativi. In quella sede, e preliminarmente nelle Commissioni consiliari
permanenti del Consiglio Regionale pugliese, intendiamo porre con forza quanto
finora detto a partire dalle esercitazioni programmate per il secondo semestre
di quest’anno sulle quali si dovrà esprimere in modo vincolante il Co.Mi.Pa.
Ma non basta. Intendiamo farci promotori e sostenitori di
iniziative che coinvolgano tutte le aree naturali protette del Paese affinché
possano essere “liberate” dalle servitù militari e dai poligoni addestrativi
che mettono a rischio la biodiversità, gli ecosistemi ed un’economia
sostenibile fondata su turismo ed agro-zootecnia qualificati.
Utilizzeremo tutti gli strumenti che le attuali norme ci
assegnano e riteniamo importante avviare un percorso partecipato arricchito
dalle proposte dell’opinione pubblica e dei cittadini, memori delle iniziative
già messe in campo sul nostro territorio fin dagli anni ‘80 con le marce per la pace organizzate dai
Comitati Alta Murgia, forti di una convinzione: le aree naturali protette
rappresentano un patrimonio unico per il nostro pianeta e per il genere umano e
vanno difese per il bene delle future generazioni coinvolgendo – senza
distinzioni ideologiche o localistiche - le istituzioni, l’associazionismo e la
società civile.
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