domenica 7 aprile 2013

Nero d'Avola di Sicilia: dalla vite alle tavole col sapore di legalità


Il Nero d'Avola è il vitigno rosso più rinomato della produzione vitinicola siciliana. Il nome del vitigno nasce come Calaulisi, italianizzato erroneamente in Calabrese o secondo altri dal casato proprietario dei vigneti di Avola. Cala è la forma dialettale, di Calea, o Caleu sinonimi siciliani di racina ovvero uva.  Aulisi sta per Aula, cioè il nome della città di Avola in dialetto. In definitiva Uva di Avola, ovvero Calea-Aulisi, ed infine Calaulisi.

Il Nero d'Avola è citato dal botanico Francesco Cupani già nel 1696, il quale racconta di origini ancora incerte. È legato agli antichi vini che erano conosciuti con il nome di «Calabresi di Augusta» e «Vini di Vittoria». Il re dei vitigni siciliani è coltivato con successo in tutte le aree viticole dell'isola, sebbene gli esportatori di vini siciliani in Francia trovarono più facile venderli come vini calabresi, in quel tempo decisamente più famosi e apprezzati; già nel 1800 i vini rossi provenienti da uve Nero d'Avola del territorio siracusano erano molto richiesti e ambiti dagli stessi commercianti francesi e nord europei, che li utilizzavano per dare colore e corposità ai loro vini.

Le caratteristiche del vitigno sono la sua pianta vigorosa, la foglia medio-grande di forma cuneiforme pentagonale; con il grappolo da medio a grande, mediamente compatto, acini medi e buccia pruinosa di colore blu-nero. La sua maturazione è media. I vini che questo vitigno ci regala si distinguono in base alle zone di coltivazione della vite. Sono ricchi di personalità, di colore rosso rubino carico, con un elevato corredo aromatico con note fruttate, floreali e speziate, la sua ottima struttura gustativa lo rende un campione, i tannini sono morbidi e corposi, ha una acidità equilibrata. Sono vini armonici nel complesso e da abbinare a piatti della cucina sicula o come vini da meditazione data la forte personalità.


Le DOCG e DOC in cui è utilizzato il Nero d'Avola sono il Cerasuolo di Vittoria DOCG, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Eloro, Erice, Mamertino, Marsala, Menfi, Monreale, Riesi, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, S. Margherita di Belice, Sciacca, Vittoria.


C'è una interessante iniziativa di cui sono artefici ragazzi e ragazze siciliani, che riguarda il vino e la riappropriazione legittima del territorio. Si tratta del progetto portato avanti dalla cooperativa Libera Terra Sicilia, che delle terre confiscate alla mafia fa sgorgare oro liquido: per la precisione sulle terre confiscate ai padrini della mafia nascono ottimi vini, come la linea Centopassi, Placido Rizzotto o gli imperdibili Cru. Siamo nella zona di Corleone, dove dalle ostiche argille sciolte nelle terre assolate e da vigne a spalliera, viene impressa forza e decisione al Nero d'Avola in purezza. Questo vino è dedicato alla memoria di Peppino Impastato, militante comunista di Cinisi (Palermo) assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. In terra di mafia il vino assume anche il sapore e l’odore della libertà e non solo quello della cultura enologica del territorio.

07.04.2013
Giulio Stano
(sommelier Ais Puglia)

Nessuno è più pericoloso di un uomo privo di idee,
il giorno che ne avrà una gli darà alla testa come il vino a un astemio.

Gilbert Keith Chesterton (1874- 1936)

1 commento:

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